Letterary Contest
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    ...dalla stanza di Kaname!!!

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    Midna

    SPOILER (click to view)
    Una musica nel cuore

    Finalmente l'inverno è arrivato in tutta la sua grandezza... ha persino nevicato e di giorno il sole si vede a mala pena, ma quella mattina era soltanto l'apoteosi di qualcosa di più grande...
    Tutto è iniziato pochi giorni fa. Stavo tornando a casa in un pomeriggio freddo, ma sereno, da scuola. Ero sola, dato che le mie uniche amiche vivevano dalla parte opposta della città. Canticchiavo tra me e me, fischiettando una melodia senza senso o altro; lo facevo solo perché il suono della mia voce mi faceva compagnia. Mentre stavo per svoltare l'angolo dell'isolato che conduceva a casa mia, mi ritrovai a terra senza un motivo preciso. O almeno così credevo. Rimasi interdetta per un attimo, senza capire cosa fosse successo, e come riflesso involontario a seguito della caduta dissi un forte e chiaro <<ahi!!>> Alzai lo sguardo e mi ritrovai a fissare un ragazzo biondo, occhi chiari, e con un'aria sorpresa almeno quanto la mia. Ma che diavolo! Ero andata a sbattergli contro! Anzi, lui mi era venuto addosso senza nemmeno guardare dove metteva i piedi! Mi porse una mano, e notai che aveva la voce piuttosto affannata quando mi chiese. <<stai bene?>> la scansai con fare brusco, e mi rialzai da sola senza dire una parola. Mi scrollai i vestiti, con aria un po' altezzosa, lo ammetto. Lui rimase a guardarmi in silenzio, e io lo fissai di rimando. Accidenti! A causa della rabbia non lo avevo inquadrato bene. Cioè, lo avevo visto, ma di sfuggita, senza soffermarmi troppo sui particolari, ma ora che mi guardava diritto negli occhi, rimasi come abbagliata dal suo sguardo verde marino. Scossi la testa per riprendere un minimo di lucidità e decenza. Sospirai <<sto bene.>> Lui non disse altro, e continuò a guardarmi insistentemente. Aggrottai le sopracciglia senza capire. All'improvviso rise. Scattai indietro sorpresa. <<scusa, ma puoi dire anche a me cosa c'è di tanto divertente?>> Ero quasi al limite della sopportazione. Lui si asciugò una lacrima dal viso, e disse solo <<nulla, nulla...scusami, ma adesso devo proprio andare. Ciao!>> E corse via come una scheggia, senza permettermi di ribattere. Strinsi i pugni.
    Dannazione!
    Scalciai una lattina vuota con forza.
    Ma chi diavolo era quel tipo?! biondino dei miei stivali! ma chi si crede di essere per ridermi in faccia in quel modo??
    Feci una specie di gemito esasperato, come una sorta di lamento da bambina che fa i capricci. Rientrata a casa sbattei forte la porta, ancora irritata dallo sgradevole incontro. Lanciai lo zaino sul divano del soggiorno e raggiunsi mia madre in cucina. <<ciao mamma.>> dissi acida prendendo un muffin appena sfornato dalla teglia sulla tavola. <<attenta Alessia! Sono bollenti!>> Troppo tardi, come una cretina ormai avevo la lingua in fiamme, e mi gettai subito sotto l'acqua della cannella. Mia madre scosse la testa. <<sei sempre la solita.>> Chiusi il rubinetto e borbottai qualcosa di incomprensibile, perfino per me, a mia madre. <<mi dici invece perché ti sei messa a cucinare i dolci?>> le chiesi curiosa. <<perché la casa di fronte è stata finalmente venduta! Quindi avremo dei nuovi vicini, e come benvenuto volevo portargli i miei muffin!>> Alzai gli occhi al cielo. Mia madre, sempre la solita. Lei e tutte le sue regole di buon vicinato. Sospirai, e con fare afflitto salii in camera mia. Mi buttai letteralmente sul letto, e strinsi forte il cuscino. Socchiusi gli occhi al pensiero del ragazzo misterioso e al dolore della bruciatura sulla lingua. Che giornataccia!
    La mattina dopo, essendo domenica, mi svegliai di malavoglia, e scesi dal letto con aria imbronciata. Sbadigliai più volte prima di decidermi a dirigermi in bagno. Repressi un urlo quando vidi la mia faccia riflessa nello specchio. I miei soliti e mossi capelli castano scuro, erano una sorta di massa informe di nodi! Socchiusi gli occhi e pensai al da farsi. Dovevo aver avuto una nottata agitata, anche se non ricordavo di aver sognato o di essermi girata spesso nel letto. Spazzolai i capelli più volte, ma il risultato non fu dei migliori. Così mi arresi e decisi di farmi una doccia veloce e di applicare un buon balsamo. Dopo, mi guardai nuovamente allo specchio, e decisi di asciugarli con cura con il diffusore. Sbuffai dalla noia, odiavo stare le ore a sistemare i miei capelli ribelli. Quando finalmente, dopo una buona mezz’ora, furono completamente asciutti, mi guardai nuovamente allo specchio e fui abbastanza soddisfatta del risultato. Mi stropicciai gli occhi e sorrisi osservando il colore ceruleo dei miei iridi. Era una delle poche cose di me di cui andavo fiera e che non disprezzavo. Dopo un attimo di contemplazione, forse un po’ troppo narcisistico, scesi di sotto a fare colazione. Entrata in cucina trovai il solito biglietto di mia madre che diceva:
    Ale, la colazione è sulla tavola, oggi vado prima allo studio, e non torno per pranzo. Un bacio
    Mamma
    Sospirai. Mia madre lavorava in uno studio fotografico, e questo le portava via molto tempo.
    Anche di domenica stavolta…
    Mi diressi verso il vassoio di muffin ben in vista dalla parte opposta della tavola. Sopra, l’ennesimo bigliettino:
    Tesoro, non mangiarli! Portali più tardi ai vicini. Grazie
    Mamma
    Borbottai, inarcai un sopracciglio, e senza pensarci troppo presi in muffin e lo mangiai insieme a una spremuta d’arancia. Tanto i vicini non si sarebbero di certo accorti di un dolcetto mancante. Guardai l’orologio sopra il frigo: le 11.00.
    Pensavo fosse più presto.
    Guardai sconvolta il vassoio, e con fare svogliato uscì di casa per dirigermi dai vicini.
    Fuori faceva un freddo cane. Mi avvolsi nel mio giaccone nero e nella mia calda sciarpa di lana mentre suonavo alla porta della villetta di fronte a casa mia. Osservai nel frattempo il cielo grigio sopra di me. Era giorni che non si vedeva un raggio di sole, ma non sembrava nemmeno che volesse nevicare. La porta venne aperta da una signora bionda, sulla mezza età, ma di bell aspetto. Rimasi un po’ interdetta e il risultato fu che dovetti sembrare molto ma molto impacciata. Ma mentre guardavo la bella signora, ebbi la strana sensazione di un dejà vu. <sì?>> mi chiese educatamente. <<ehm…buongiorno, scusi il disturbo. Sono la vicina che sta nella villetta qui di fron…>> sgranai gli occhi quando vidi arrivare, dal corridoio che si intravedeva alle spalle della donna, il ragazzo del giorno prima! <<mamma, chi è?>> Mi vide subito e anche lui rimase abbastanza sorpreso, ma non troppo. Non fui in grado di fermarmi, a volte sono troppo impulsiva, e praticamente gli urlai puntandogli un dito contro <<tu sei il maleducato di ieri!>> Mi portai la mano alla bocca e arrossii dalla punta del naso fino a quella delle orecchie. Il ragazzo si mise a ridere di gusto, mentre la madre passava lo sguardo da me a lui senza capire. <<emanuele, conosci questa ragazza?>> Lui mi guardò, con aria sicura, e disse solo. <<certo mamma. Anzi, strano che non la riconosci dato che sai anche tu molto bene chi è…Non è vero Alessia?>>
    Ero esterrefatta! Aprì la bocca più volte cercando di spiccicare parola, ma senza risultato. Annaspai come se non avessi aria. Il ragazzo incrociò le braccia, aspettando non so cosa. La madre mi guardò con attenzione, poi fece un <<oh!>> portandosi una mano alla bocca, capendo evidentemente quello che intendeva il figlio. <<o accidenti! Emanuele, ma sei sicuro che sia lei?>> La donna stava quasi saltellando sul posto con una strana felicità dipinta sul volto. <<ovvio.>> disse lui. La signora mi sorrise, come se avesse ritrovato una figlia perduta che finalmente era tornata a casa. <<vieni entra cara.>> Mi prese sottobraccio e mi guidò fino in cucina, dove mi fece posare i muffi. Io ancora non ero riuscita a dire nulla di nulla, e mi feci guidare in silenzio. Il mio cervello intanto si stava arrovellando in cerca di una risposta. Una me immaginaria mi stava dicendo in testa Pensa Pensa Pensa battendomi un martellino giocattolo sulla fronte… Entrando poi nel soggiorno, di nuovo quella strana sensazione di dejà vu mi pervase. <<grazie dei muffin Alessia cara. Tua madre è sempre stata un eccellente cuoca.>>
    O cavolo conoscono pure mia madre! Aiuto!
    Mi guardai intorno mentre la donna si sedeva su uno splendido sofà rosso…Qualcosa mi baluginò in testa, ma fu un attimo. Osservai il camino, e la grande vetrata che dava sul giardino di fronte. E poi, vidi il pianoforte nero a coda. Era su un ripiano rialzato, in parquet come tutto il pavimento della stanza, proprio di fronte alla vetrata, e risplendeva opaco sotto la poca luce che filtrava dalle nuvole. Poi venne la musica, una musica che potevo sentire solo io nella mia testa. Aggrottai le sopracciglia confusa. Ricordavo quel piano e quella stanza, e cosa molto più importante, ricordavo alla perfezione quella musica. Ma il problema è che non ero mai stata brava con gli strumenti musicali. Quindi sapevo già che non potevo aver scritto io quella melodia che continuava con una certa insistenza a martellarmi in testa come a volermi dire qualcosa. La donna saltò in piedi. <<oh! Accidenti! Dovevo passare al lavoro da tuo padre!>> esclamò al figlio. Il ragazzo inarcò le sopracciglia. <> <<sì.>> La donna uscì dalla stanza e tornò subito dopo con un bel giaccone scuro ed elegante indosso. <<allora a presto Alessia cara. È stato un piacere rivederti.>> Mi sorrise prima di uscire dalla porta. Io rimasi in silenzio, sempre con un’aria sorpresa stampata in faccia. Il ragazzo continuava a fissarmi con un sorriso sereno in volto.
    Accidenti!
    Era frustrante continuare a spremersi le meningi e non riuscire a venire a capo di nulla. Sentì il ragazzo sospirare. Lo fissai di rimando, con lo sguardo basso. Non potevo negare l’evidenza, era davvero bello. Il dolcevita nero gli stava alla perfezione, come un guanto, e lo stesso si poteva dire dei jeans scuri. Lì, immobile, con le braccia conserte, con i capelli biondi che rilucevano sotto la fievole luce, e con quegli occhi color marino di una profondità impressionante, era pressappoco splendido. Mi squadrò per un altro secondo ancora, poi, lentamente, mi passò accanto e andò a sedersi davanti al piano, posando le mani sui tasti. Un altro dejà vu, ma più chiaro questa volta. Quando iniziò a suonare la musica che continuava a risuonarmi in testa, fu come un lampo di luce, una sorta d’illuminazione. Ricordai la stanza, il piano, la musica…lui. Mi diedi uno schiaffo e mi avvicinai a Emanuele, che continuava a suonare concentrato e a occhi chiusi. Dannazione, come avevo potuto dimenticare il mio amico d’infanzia? Eppure eravamo stati sempre insieme e ci conoscevamo alla perfezione. Quando i genitori dovettero trasferirsi all’estero per lavoro, ne rimasi sconvolta, e per molti mesi piansi per giornate intere, senza mangiare o dormire bene. Perdemmo ogni contatto purtroppo, e con il tempo cercai di accantonare il dolore in un angolo della mia memoria, per tentare di ritrovare un equilibrio. Vidi Emanuele sorridere mentre smetteva di suonare. Mi fissò, ridendo, e scuotendo la testa. <<hai la memoria di un elefante Alessia.>> mi disse ironico. Sbuffai, stizzita e incrociai le braccia. <<il solito antipatico.>> borbottai. Lui aggrottò le sopracciglia, ma poi si rilassò, contento di vedere che mi ricordassi. Si alzò, e diede un buffetto in testa. <<non hai caldo?>> mi chiese indicando la giacca e la sciarpa. <<un po’.>> ammisi togliendomeli. Emanuele li prese e li posò sul sofà. <<vieni, andiamo in camera mia, così parliamo con calma.>> Sorrise mentre lo seguivo per le scale. Era incredibile che fossero riusciti a riacquistare la loro vecchia villetta. Eppure eccomi lì, a varcare la soglia della sua vecchia stanza. L’impostazione era la stessa: la finestra proprio sopra il letto, l’armadio a muro a sinistra della porta, e la scrivania di fronte alla libreria. Ad essere cambiati erano i libri, il computer, lo stereo, le tende, il colore delle trapunte del letto. In poche parole non era più la stanza di un ragazzino di 13 anni. Emanuele si sedette su una sponda del letto, e poi mi sorrise. <<allora pulcino…cosa hai combinato in questi sei anni?>> Lo guardai torva. Odiavo che mi chiamasse pulcino. Emanuele rise. <<dimenticavo…detesti quel soprannome.>> Scossi la testa. <<più che un soprannome l’ho sempre reputato come una presa in giro.>> Lo vidi grattarsi il mento. <<forse…>> Sbuffai. Mi sorrise ancora mentre batteva piano una mano vicino a sé sul materasso. <<dai siediti.>> Gli ubbidii ancora un po’ seccata. <<insomma piccoletta mi racconti o no quello che hai fatto senza di me in tutti questi anni?>> Alzai gli occhi al cielo. <<non trattarmi come una ragazzina. Non lo sono più. Inoltre ho solo un anno in meno di te.>> Mi batté una mano sulla spalla. <<va bene va bene. Non scaldarti.>> Sospirai. Nonostante fossero passati tutti quegli anni, non provavo imbarazzo a stare in sua compagnia. Anche se dovevo ammetterlo, non era più un ragazzino. Lo fissai nuovamente, e quando lui se ne accorse e ricambiò lo sguardo, senza sapere perché, arrossii leggermente.
    Cavoli…che mi prende adesso?? È solo Emanuele…
    Presi un respiro profondo. <<in ogni caso…>> proseguì sempre con un lieve rossore sul viso. <<non ho fatto nulla di speciale in questi sei anni. Casa, scuola, amiche. La classica routine di un’adolescente.>> sorrisi ironica. Lui mi fissò scettico. <<tutto qui?>> io alzai un sopracciglio fissandolo. <<sì.>> risposi con una smorfia. Emanuele si passò una mano tra i capelli. <<senza di me non sai proprio divertirti è?>> Mi alzai di scatto, offesa. <<certo che mi diverto! Ho un sacco di amiche, e in questi anni abbiamo fatto un sacco di cose diverse!>> <<coda di paglia.>> Sbuffai sempre più inacidita. Anche se però non potevo dargli completamente torto. In quei sei anni avevo sempre sentito la mancanza di qualcosa. Ma non lo avrei ammesso davanti a lui. Mentre riflettevo con gli occhi chiusi, con le mani che massaggiavano le tempie, mi sentii afferrare per un braccio. Quando li riaprii mi ritrovai a un respiro dal suo viso perfetto. Deglutii, imbarazzata, e lo fissai negli occhi. Lui rimase in silenzio, fissandomi di rimando. Restammo immobili per qualche secondo, anche se a me parvero ore, fin quando Emanuele non si avvicinò ulteriormente. Come se prima fosse distante. Per mia sfortuna, se così si può dire, rimasi letteralmente pietrificata dalla profondità dei suoi occhi. Quel verde marino, splendente, caldo ed espressivo, aveva la capacità di incantarmi e di farmi dimenticare tutto il resto. Era sempre stato così. Se stavo male, se avevo paura, se stavo piangendo, bastava che lui mi guardasse e mi dicesse poche parole per sentirmi meglio. Lo vidi sorridere, e poi, dopo un battito di ciglia, sentii le sue labbra calde sopra le mie. Per un attimo la mia mente cercò di ritrarsi al bacio, ma la morbidezza, la tenerezza con cui Emanuele mi stava baciando non lasciarono spazio ad altro. La mia forza di volontà venne meno, e risposi con trasporto. Poi lo sentì ridere sotto i baffi, e mi staccai da lui con uno scatto, alzandomi in piedi. Mi sentivo strana: il cuore batteva a mille, e mi sentii le guance avvampare. Lui continuò a ridere e a scuotere la testa divertito. Che rabbia! Presi un cuscino e glielo scaraventai addosso. <<ehi ehi!>> Fece lui. <<che ti prende?>> Lo fissai gelida. <<che diamine c’è da ridere! È da ieri che non fai altro che ridermi in faccia sottospecie di…di…>> Non riuscivo a trovare l’aggettivo giusto per definirlo. Non so dire di preciso perché mi fossi arrabbiata. Forse ero solo delusa, credevo che per lui quel bacio fosse stato solo uno scherzo o un passatempo. Lui intuì la mia frustrazione, e addolcì lo sguardo. Mi sorrise tenero, e si alzò dal letto. Non so come, ma mi ritrovai tra le sue braccia, avvolta dal caldo tepore del suo corpo. <<scusa. Non volevo farti arrabbiare.>> Un qualcosa nella mia testa mi diceva di staccarmi dalla stretta, ma il mio corpo non rispondeva. Ti pareva. Ma dopo poco fu lui a lasciarmi e a fissarmi negli occhi. <<so cha a volte sono insopportabile, ma sono solo contento di rivederti.>> Io annuì poco convinta. <<non fare la scettica Alessia.>> Alzai gli occhi al cielo. <<va bene va bene.>> Lui mi prese per una mano, e mi ricondusse di sotto. Mi fece accomodare sul sofà mentre lui riprendeva a suonare il piano. La musica ormai tanto familiare mi avvolse, e mi tornarono alla mente piccole cose e piccoli ricordi degli anni passati insieme a lui. Sorrisi più tranquilla, mentre il battito del mio cuore si accordava perfettamente alla melodia. Dopo anni di nascosto tormento, di solitudine e tristezza, che non riuscivo a sradicare dal mio cuore ferito, finalmente avevo ritrovato quella sensazione di appartenenza, di voglia di vivere. Mi avvicinai a Emanuele, che alzò lo sguardo su di me mentre suonava. <<ti piace?>> Io annuii semplicemente, troppo presa dalla musica. Lui proseguì. <<non ti ho mai dimenticata.>> Lo fissai in risposta e lui inarcò un sopracciglio. Io sorrisi. <<io invece ho cercato di rimuoverti in tutti i modi dalla mia testa.>> <<perché?>> <<mi faceva male ricordare.>> Aggrottai le sopracciglia. <<però non ti ho mai dimenticato davvero.>> Lui rise. La melodia si fece più incalzante. Poi, rallentò di nuovo e si concluse con poche e dolci note. Emanuele mi prese una mano e mi fissò negli occhi. <<credo che ti potrà sembrare strano, molto strano, che i sentimenti di un ragazzo di diciannove anni siano gli stessi di quando ne aveva tredici. Ma vedi…>> Chinò la testa e ne rimasi sorpresa: non era da lui. Alzò nuovamente il viso verso di me. << Ti amo.>> rimasi interdetta. <<in questi anni mi sono reso conto di quanto avessi bisogno della tua presenza. Mi sei mancata molto.>> Io annuì, in imbarazzo. <<anche tu.>> riuscì solo a dire. Lui scosse la testa con un sorriso. Si alzò e mi baciò nuovamente. Questa volta seguì avida il contorno delle sue labbra soffici, e non mi tirai indietro nemmeno quando lo sentii sorridere compiaciuto…

    Luce, tanta luce. Sbattei le palpebre assonnata e mi stropicciai gli occhi. Mi guardai intorno confusa. Sentì il respiro di Emanuele accanto a me. Sgranai gli occhi. Ero nel suo letto!
    Oh cavolo! Ho dormito con lui!
    Mi tuffai sotto le coperte, e le tirai fin sopra la testa. Ma una mano gentile le scostò. <<buongiorno.>> Emanuele mi guardava sorridente con quell’aria da bambino spensierato. Sembrava una sorta di Peter Pan un po’ troppo cresciuto. <<‘Giorno>> dissi timidamente. Emanuele si sedette e fissò fuori dalla finestra. Io seguì il suo sguardo, curiosa, e mi avvicinai a lui. Rimasi a bocca aperta! Aveva nevicato, e ogni cosa era coperta da un soffice e lucente manto bianco. Quanto mi piaceva la neve. <<che bella!>> Emanuele mi accarezzò la testa. <<già.>> Lo fissai di sbieco. Il suo viso illuminato dalla luce era ancora più bello. Emisi un gridolino e lui sobbalzò. <<che c’è?>> <<la mamma!! Non le ho detto che dormivo fuori!>> Lui rise. <<tranquilla. Ti agiti sempre troppo. L’ha avvertita mia madre.>> Sospirai di sollievo. <<adesso calmati e goditi questo spettacolo.>> Disse indicando fuori. Annuii accoccolandomi al suo petto. Emanuele ne rimase piacevolmente sorpreso, dato che non sono mai stata il tipo adatto a questo genere di cose. Solitamente era lui che prendeva l’iniziativa. Rise e mi abbracciò. << Ti amo.>> gli dissi poi. Ed ecco la seconda sorpresa della mattinata. Emanuele si irrigidì dallo stupore, ma poi si sciolse in una delle sue dolci risate. <<anche io.>> Mi rispose baciandomi delicatamente in fronte. Tornai a fissare il candido manto fuori dalla finestra, e invece di provare freddo, percepì soltanto un tiepido e piacevole calore al cuore…
    Che bella la neve!!



    Titidda

    SPOILER (click to view)
    Il mio Angelo...

    Finalmente l'inverno è arrivato in tutta la sua grandezza... ha persino nevicato e di giorno il sole si vede a mala pena, ma quella mattina i raggi lottavano contro la nuvolaia tetra e scura, per poggiarsi sui prati gelati dal freddo.
    Era passato quasi un anno da quel giorno, il giorno in cui il mare aveva trascinato con sè il mio adorato fratello, e da allora, ogni singolo giorno andavo sulla spiaggia, cercando il coraggio di lasciarmi andare, di lasciarmi trascinare dalle onde come coraggiosamente aveva fatto lui.
    Non avevo mai avuto paura del mare, anzi... era la mia passione, la cosa più bella e naturale che avessi mai visto... prima di allora rimanevo ore a guardare le onde infrangersi contro la sabbia che si sgretolava sempre più, sotto il gelido contatto... venivo catturata da uno stato di completa serenità e pace interiore, che mi isolava dal mondo circostante. Dopo la disgrazia non riuscii più a ritrovare quella serenità e il mio animo cominciò a gridare dal dolore... guardavo le onde aspettando che me lo riportassero davanti agli occhi, bello e solare, sorridente e sempre gentile... speravo con tutte le forze che lui potesse tornare da me, anche solo per alleviare la mia solitudine... anche solo per non sentirmi troppo solo a questo mondo di sconosciuti.
    Le settimane passarono e anche i mesi volsero alla fine... ma non dimenticherò mai quell'inverno... c'era freddo, le nuvole coprivano il cielo per intero e stranamente il mare era tranquillo, nè un'onda, nè un'increspatura, era un'immensa distesa d'acqua su cui i gabbiani amavano volteggiare... ero lì seduta, come sempre da sola e persa nell'azzurro indaco del mare... le mie mani erano sprofondate nella sabbia... e aspettavo, giocavo con quella e aspettavo... non so cosa di preciso, ma sapevo che prima o poi qualcosa sarebbe successo ed io avrei capito.
    All'improvviso qualcosa mi passò davanti e dopo qualche attimo mi passò di nuovo sotto gli occhi... era un cucciolo di terranova, dal pelo riccioluto e color caffè... per due volte passò sotto il mio naso e la 3° volta si fermò proprio di fronte ad osservarmi, con gli occhi curiosi e il naso all'insù, la lingua penzoloni...continuava ad osservarmi immobile, finchè abbagliando vigorosamente, si lanciò su di me per giocare... "Milù... Milù... vieni qua! Ma che combini?"
    Una ragazza molto carina continuava a gridare il nome di quel cucciolo, cercando di attirare la sua attenzione, ma alla fine fu costretta a raggiungerci. "Scusi... mi spiace tanto, ma è solo un cucciolo e lo portò qui pensando che non ci sia nessuno..."
    "Non preoccuparti... è tutto apposto!" Quella ragazza mi osservava, anche lei con occhi curiosi e indagatori, mentre teneva Milù per il busto, con le zampe protese verso di me... "Ciao piccolina... è un piacere aver fatto la tua conoscenza!"
    "Scusaci ancora per il disturbo... di solito il posto meno frequentato è la spiaggia, ma non avrei mai creduto che ti si fiondasse addosso in questo modo... comunque io sono Erika"
    "Sta tranquilla Erika, non mi hai disturbato per nulla... io sono Michela!" e da quel giorno, tornavo alla spiaggia anche per la piccola Milù, che cresceva a vista d'occhio, diventando sempre più indomabile. Giocava continuamente senza sosta, finchè il sole non si immergeva completamente in acqua, scomparendo poco alla volta... in quel momento tornavo alla realtà e capivo di essere di nuovo da sola col mio dolore. Un giorno Erika, che fino ad allora era stata sempre un po' sulle sue non chiedendomi mai nulla, durante il tramonto mi fece una domanda brucia pelo... "Senti...se hai voglia di parlare... io sono qui... so di non essere nessuno per te, non so perchè... ma sento nel mio cuore che stai male e che ti senti sola!" Quella breve frase, così semplice e delicata, riuscì a gelarmi il sangue... per un attimo mi tornarono in mente le parole di mio fratello... *Sei la solita testona... io sono qui per te.... perchè ti tieni tutto dentro?* Forse era quello che stavo aspettando...? Era questo ciò che volevo...? Milù si portò davanti a me, si sedette ad osservarmi, proprio come una piccola sfinge ed inclinò la tenera testolina di lato... "Erika... quasi un anno fa mio fratello è morto... eravamo sulla spiaggia, proprio in questo punto e ci prendevamo in giro, quando da lontano sentimmo qualcuno chiedere aiuto... in acqua notammo subito delle braccia che si muovevano istericamente... Davide non ci pensò su un attimo, si tuffò per prestare aiuto, ma lui non ce la fece... l'uomo riuscì a tornare sano e salvo a riva, ma Davide non tornò più... solo pochi giorni dopo il suo corpo venne ritrovato più a Sud, trasportato dalla corrente..." Dopo tante lacrime versate, non riuscivo più a piangere... non capivo che lui non c'era più e per questo mi ero chiusa nel mio silenzio e nella mia solitudine...
    "Michela... mi spiace davvero tanto, scusami se ho riportato alla mente questi brutti ricordi, ma ogni volta che ti vedo, seduta qui da sola... sento la tua anima gridare aiuto, sento che hai bisogno che qualcuno poggi lo sguardo su di te..."
    "Questo è quello che dicono i miei occhi?"
    "Beh... più che altro è qualcosa che percepisco dal tuo sguardo solitario..." quest'ultima frase, fu la più dura e la più dolorosa... forse Erika si era avvicinata a me perchè le facevo pena? Era solo questo il motivo per cui passava tutti i pomeriggi con me...?
    Nonostante tutto, i giorni passavano ed io tornavo sempre sulla spiaggia, ma stavolta avevo una forza nuova... perchè sapevo che qualcuno comunque sarebbe passato da là e mi avrebbe cercato, anche solo per pietà. E come al solito io, Erika e Milù giocavamo come tante bambine, dimenticandoci di tutto il mondo circostante... ma quel giorno eravamo davvero esauste, anche se Milù non ne voleva sapere di stare tranquilla., durante il tramonto ci ritrovammo sedute, io ed Erika una accanto all'altra, mentre Milù era riversa sulle mie gambe, con un'espressione un po' trasognante, come se stesse quasi per addormentarsi "Piccola... anche lei è esausta... ha giocato per l'intera giornata senza sosta..."
    "Si hai ragione... guarda... si sta addormentando..." e continuando a guardare Milù, realizzai che un briciolo d'amore era rinato nel mio cuore... "...grazie Erika... grazie per avermi teso la mano... ti voglio bene!"
    "Anche io te ne voglio tanto Michela... e sono contenta di non vedere più quegli occhi freddi e malinconici di una volta.."
    Il sole si era quasi immerso del tutto e anche io mi addormentai insieme a Milù... ma fu questione di pochi minuti, perchè alzai il viso ed Erika non c'era più... Milù era ancora con me, sulle mie gambe, ma Erika era svanita... solo una lettera occupava il suo posto, un piccolo scritto che finalmente mi fece capire...
    "Miki... ti voglio un mondo di bene, ti amerò per sempre, ma non distruggerti così, come hai fatto in quest'ultimo anno... tu non sei da sola... io sono con te e sempre veglierò su di te... il mio pensiero sarà sempre rivolto alla mia dolce Miki, alla splendida persona che sei e che stai nascondendo al mondo intero...
    Mi spiace non esserti accanto, ma hai un'amica fedele al tuo fianco e un angelo custode che ti guarderà con occhi colmi d'amore... quindi vivi la vita che io non posso più vivere... vivi per me, ma ancor prima per te stessa...
    Il tuo Angelo...

    Da quel giorno, ritornai ogni pomeriggio d'inverno sulla spiaggia, insieme a Milù... per giocare e per ammirare il momento il cui il sole si spenge nell'acqua gelida!









    A parte il fatto che siamo solo due, la storia di Mida mi è piaciuta molto, complimenti!!!
     
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  2. Hikaaa93
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    Bravissimeeee sorelline i racconti erano entrambi bellissimi :coccoloso#: ma io vado pazza per le storie d'amore quindi do il mio voto a Midna :fico#: c'è da dire però che la storia di Tity sull'amiciza era davvero commovente :ecco#:
     
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    Grazie Hika..... sei gentilissima.... :*O*: effettivamente anche io adoro le storie d'amoreeee....
     
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  4. Jojo_Star
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    Amicizia 4ever! XD Voto tity! Anke xkè la vista della spiaggia d'inverno mi ispira parekkio!
     
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  5. Midna
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    Grazie Titidda XD Cmq complimenti davvero^^ Confermo qll che ho detto nell altro contest...Scrivi molto bene, mi piace come descrivi le sensazioni e i sentimenti...sempre in modo curato e profondo ^^ Quindi come posso non votarti??...votato Titidda XD
     
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    e io chi voto?????? uff... ma quanto siete brave *_* mi piaccion entrambe le storie....
     
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  7. tzunade sama
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    complimenti ad entrambe, siete state bravissime! Voto tity =)
     
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  8. santaky
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    VOTO MIDNA
     
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  9. ° Weird °
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    Voto Titidda
     
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  10. Origin753
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    Voto Titidda.
     
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  11. valy_nussa
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    davvero difficile ....entrambe molto belle!!!!!!!!! :Haway#: .....quindi scelgo in base all'argomento delle storie che per me è piu importante anche se di pochissimo (l'amicizia) voto Titidda.
     
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  12. Cristylove
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    Ho votato midna!!! adoro le storie d'amore!!
     
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  13. MyNanaChan
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    Scusate, sono di passaggio e non mi sono presentata ma ho letto le storie e mi piacciono tutte e due però...
    Scelgo Midna!
     
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12 replies since 14/5/2010, 12:12   391 views
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